Il Dropshipping – Ne vale davvero la pena?

Sono ormai sempre di più le persone affascinate dal dropshipping. Come probabilmente saprete, questa tecnica di commercio online (anche se nell’accezione più allargata del termine il dropship non è necessariamente una tecnica da praticare sul web) consente al venditore di commerciare un prodotto anche se questo non è fisicamente disponibile nel proprio magazzino. L’utente finale comprerà il prodotto dal venditore, ignorando che quest’ultimo inoltrerà la richiesta a un fornitore (il dropshipper, per l’appunto), che evaderà l’ordine direttamente verso l’utente.

internationalcom

Qual è il segreto del dropshipping? Beh, semplicemente il fatto che chiunque possa cimentarsi in quest’attività senza necessariamente disporre delle due componenti più onerose per chi decide di mettersi in proprio:

  • la disponibilità logistica (pensiamo ad esempio al dettagliante con risorse di magazzino limitate, che riceve un ordine decisamente superiore a ciò che egli è in grado di evadere, o semplicemente a un singolo individuo che non dispone di nessun magazzino);
  • il capitale di start up.

Il percorso del dropship è chiaro. Ad esempio: io, venditore finale, creo un sito di vendita (un negozio virtuale) o sfrutto lo spazio offertomi da siti più famosi, come ebay o aggregatori di articoli di vendita, per creare le mie inserzioni e mettere in vendita gli articoli che ritengo più interessanti. Quando un compratore concluderà l’ordine di un prodotto, egli pagherà direttamente me e mi fornirà i suoi dati anagrafici e il suo indirizzo.

Per ultimo io pagherò il fornitore (ovviamente a un prezzo più basso rispetto al prezzo di vendita per l’utente finale), e inoltrerò l’ordine a nome del mio cliente, che si vedrà recapitare l’oggetto a casa.

Abbiamo isolato quindi i principali stakeholders di una vendita di questo tipo:

  • il fornitore (ovvero colui che possiede realmente gli oggetti in magazzino) o dropshipper;
  • l’intermediario (ovvero colui che vende gli oggetti al dettaglio, senza avere scorte in magazzino) o retailer;
  • il cliente o l’utente finale.

Generalmente il dropship più diffuso è di tipo blind shipping. In questo caso al cliente è completamente nascosto il fornitore, e penserà di comprare direttamente l’oggetto dall’intermediario. Esistono tanti siti che offrono questo servizio (in Italia ancora pochi, mentre in Cina è l’assoluta normalità), e generalmente l’oggetto verrà recapitato al destinatario con un’imballatura personalizzata, che reca il nome del negozio del retailer.

Chiaramente il commercio di tipo dropship può essere complementare ad altre tecniche di vendita, e può essere utilizzato per potenziare la propria rete, specialmente nei primi mesi di apertura di un’attività.

Il dropship ha dei vantaggi notevoli, sia per i fornitori che per i venditori al dettaglio. Questi ultimi possono guadagnare una quota significativa per ogni oggetto venduto, mentre i fornitori hanno la possibilità di ampliare la propria rete di vendita, rendendola molto più profonda e radicata nel territorio, senza alcuna perdita in termini economici (se non per eventuali agevolazioni e bonus forniti al retailer).

Valutare il rischio

Tuttavia il commercio dropship non è assolutamente immune da rischi, oltre a essere difficilmente praticabile in Italia, per la carenza di aziende fornitrici che offrono questo servizio. Pur essendo nato in America, si è sviluppato in Europa grazie agli ormai celebri wholesaler cinesi, che già da qualche anno offrono questo servizio in tutto il mondo. Per un’azienda cinese il dropship è il massimo della convenienza: nessuna spesa per la promozione del prodotto all’estero, vasta rete di retailers, sempre pronti ad inserire i nuovi prodotti in cima ai loro articoli in vendita, oltre all’attenuazione dello “stigma” del made in China, che condiziona pesantemente gli acquirenti occidentali. Infatti è sempre più diffusa la tendenza a personalizzare l’oggetto con dei marchi richiesti dal retailer. Così ad esempio io, venditore al dettaglio, potrò commerciare degli oggetti con un marchio personalizzato, che sembreranno tutt’altro che spediti direttamente dalla Cina. L’acquirente riceverà infatti una scatola col mio logo e l’oggetto con il mio marchio. A livello di marketing la scelta è azzeccatissima.

Se i rischi per i wholesalers sono praticamente nulli, lo stesso non si può dire per i retailers. Essi infatti, non disponendo direttamente della merce da vendere, non avranno nessun tipo di controllo sulla spedizione, oltre che informazioni limitate sulla disponibilità degli oggetti nel magazzino del fornitore. Questo significa che si possono verificare principalmente tre tipi di problemi:

  • spedizioni troppo lente, specialmente nel caso il wholesaler sia cinese e il metodo di spedizione scelto siano le poste tradizionali;
  • pacchi danneggiati o mai giunti a destinazione. In questo caso il cliente se la prenderà direttamente con voi;
  • refresh non istantaneo sulla disponibilità degli oggetti. Anche nel caso in cui il fornitore sia molto veloce nell’aggiornamento, un prodotto potrebbe risultare esaurito nel tempo che intercorre tra l’ordine da parte del cliente e l’ordine del retailer.

Inoltre pur essendo una tecnica non proprio tradizionale, il dropship inizia ad attechire in maniera pesante anche in Italia. Tanti venditori “insospettabili” di Ebay sono in realtà dei semplici commercianti in dropship. Questo significa che la concorrenza è davvero spietata, e il margine di guadagno potrebbe non giustificare il rischio corso. Affinchè un commercio di questo tipo funzioni è necessaria una dedizione completa al lavoro, una scelta accurata del Dropship (che ci offra delle garanzie sui tempi di consegna e sulla refund policy), un aggiornamento costante sugli ultimi prodotti usciti, in modo da essere i primi a commerciarli, e la scelta di una location di vendita non troppo onerosa (per iniziare andrebbero bene anche siti freeAuctions come Suqui e Prezzishock. Male che vada non andremo in perdita).

Tra i più famosi wholesalers che si occupano di dropship citiamo nuovamente il già recensito Chinavasion, che raccoglie tanti consensi, specialmente per questo tipo di commercio. Altri siti ai quali vale la pena dare un’occhiata sono quad-band-phones.com, rightwholesale.com, lightinthebox.com, bigboxstore.com.

Presto su Netgalaxy stileremo una classifica, su segnalazione dei lettori, sui migliori siti per il commercio dropship.

2 commenti

  1. concordo con l’autore dell’articolo, problematiche e opportunita’, sto studiando da circa 2 anni la materia, in Italia impossibile avere “veri” dropshipper ma se e’ vero che chi fa un sito ecommerce di solito proviene dal settore informatico, di regola dovrebbe conoscere l’inglese, quindi i siti citati in questo articolo sono piu che avvicinabili, 10 gg fa ho comprato da ligtinthebox.com, confermo la velocita’ di spedizione (5gg) , il prodotto e’ buono , giudicato anche da “tecnici non esperti”, ovvero si adegua alla massa.
    complimenti per queste recensioni, vi terro’ informato, questa del dropshipping e’ un’ottima iniziativa per noi che in Italia stiamo andando sempre peggio.

  2. Ti ringrazio Fabrizio, presto pubblicheremo nuovi articoli sul dropshipping. Recensiremo nuovi dropshippers e analizzeremo l’aspetto fiscale del dropship (che come saprai è uno degli aspetti più controversi).

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